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Chi è e cosa fa il Change Manager, la figura chiave nell’era dell’innovazione tecnologica

Il Change Manager accompagna, monitora e supervisiona i processi di cambiamento e di innovazione tecnologica in azienda. Il suo obiettivo è assicurare che i cambiamenti vengano adottati in modo efficiente e diretto da tutte le persone dell’organizzazione.

Mai come oggi, il bisogno di innovazione è stato così concreto. Lo sviluppo di nuovi prodotti, il miglioramento dei processi, i nuovi modelli di assistenza ai clienti sono strategie volte ad aumentare la propria quota di mercato e il vantaggio competitivo. Al contempo, però, richiedono una buona dose di adattamento e un approccio positivo al cambiamento.
È in questo quadro che il ruolo del Change Manager assume un’importanza cruciale.

Chi è il Change Manager

Le attività del Change Manager all’interno di un progetto di gestione del cambiamento sono rivolte alle persone e hanno l’obiettivo di renderle consapevoli del cambiamento in atto e pronte ad abbracciarlo. E’ proprio questo focus sulle persone che rende l’area delle Risorse Umane la migliore collocazione per il Change Manager (leggi l’intervista di Forbes a Angela Colucci, Business Development Director | Atlantic Technologies).

Nelle realtà italiane questa figura è ancora poco diffusa. Secondo i dati dell’Osservatorio Assochange (2019), di cui Atlantic è socio, solo il 20% delle aziende rispondenti hanno un professionista preposto e, solo in 2 casi su 3, riporta direttamente al Board.
Nel nostro Paese, quindi, il Change Manager è ancora un professionista esterno, un Temporary Manager.

Per rispondere alla crescente ricerca di consulenza da parte di aziende alla prese con l’innovazione, Atlantic ha sviluppato la metodologia CSJ (Customer Success Journey). Specifico sia per i progetti di innovazione in corso, sia per l’adozione di sistemi già in uso, questo modello nasce dal consolidamento di più di vent’anni di esperienza in Project e Change Management. La sua caratteristica principale è la concretezza e adattabilità ai diversi contesti organizzativi. La nostra strategia “People First” abbatte tutte le resistenze legate alla cultura e alle abitudini in azienda e pone grande attenzione alla valorizzazione delle persone più entusiaste, i Champion, e alla gestione di quelle più ostili al cambiamento, gli Antagonist.

Torniamo al Change Manager e vediamo cosa fa nel concreto e quali sono le sue competenze.

Cosa fa il Change Manager

L’attività del Change Manager deve svilupparsi in tre fasi principali:

  1. Individuare le motivazioni che inducono l’azienda al cambiamento e valutarne la capacità stessa di cambiare. Il Change Manager deve studiare l’azienda dall’interno, comprendere i punti di forza e debolezza e analizzare le performance di dirigenti e dipendenti. Solo grazie a questo primo approccio, potrà rendere più efficiente e produttivo ogni processo.
  2. Scegliere le strategie e gli strumenti più adatti per operare il cambiamento. In questa fase, è importante tenere conto delle professionalità presenti in azienda, delle tecnologie in uso e dell’andamento del mercato.
  3. Pianificare i vari step nel processo di cambiamento e il coinvolgimento delle persone. Focalizzarsi sul punto di vista delle persone in azienda è la chiave per minimizzare gli effetti negativi e massimizzare i benefici del’innovazione. Con questo scopo, è necessario identificare l’impatto del cambiamento sui dipendenti, comunicare e prepararli al meglio e gestire le inevitabili resistenze.

Appare evidente come la figura del Change Manager sia estremamente eclettica, unendo competenze di comunicazione, mediazione e strategia.

Quali competenze e conoscenze deve avere il Change Manager

Partendo dallo studio dell’Osservatorio Assochange (2019), le conoscenze e competenze che deve avere il Change Manager secondo le aziende intervistate sono:

  • Comunicazione Efficace
  • Ascolto
  • Metodologie di Change Management
  • Influencing
  • Attitudine all’innovazione
  • Team Working.

Queste aspettative sono assolutamente reali! Le aziende italiane hanno le idee molto chiare.
Guardiamone alcune di queste competenze nel dettaglio.

La comunicazione nel Change Management

La comunicazione non è solo linguaggio, ma anche contesto. Ed è proprio questo l’asso nella manica del Change Manager. Comprendere la situazione comunicativa e usarla adeguatamente gli consente di svolgere il lavoro al meglio. Potrà così:

  • Fornire informazioni rilevanti, nel modo e nel momento giusto. Le persone avranno a disposizione tutti gli strumenti per comprendere che il cambiamento è positivo e approcciarlo proattivamente.
  • Individuare e mitigare le inevitabili resistenze.
  • Migliorare la collaborazione e il coinvolgimento a tutti i livelli.
  • Ottenere feedback chiari e precisi dalle parti interessate.

L‘ascolto efficace, questo sconosciuto…

L’ascolto è una delle competenze alla base della comunicazione. Non si può comunicare efficacemente senza ascolto attivo.

Most people don’t listen with the intent to understand; they listen with the intent to reply.”

– Stephen Covey

Come evidenziato da Covey, la maggior parte delle persone credono di ascoltare, in realtà sono solo in attesa del proprio turno e impegnate a formulare la propria risposta. Per ascoltare attivamente è importante lasciare da parte distrazioni e concentrarsi su tutti i livelli della comunicazione: contenuto, contesto (es. gesti, intonazione, umore, ecc.) ed emotività.

Saper ascoltare è un requisito fondamentale per ottenere la piena fiducia dell’interlocutore, la sua disponibilità e per recepire feedback di qualità. Ogni Change Manager deve essere un campione dell’ascolto.

Metodologie di Change Management

Esistono diverse metodologie di Change Management. Il modello CSJ di Atlantic Technologies si pone l’obiettivo di costruire in azienda una solida base per il successo delle iniziative di trasformazione digitale in atto e per quelle future. Riteniamo, infatti, che la gestione del cambiamento concepita fino a oggi come relativa a un singolo progetto sia ormai obsoleta e, più che di Change Management, preferiamo parlare di attivazione del “Cambiamento Continuo”.
Non importa quale sia il settore di riferimento o le dimensioni dell’azienda, il cambiamento è inevitabile e le aziende devono essere “allenate” per trarne il meglio. È ora che le organizzazioni diano vita a una vera e propria Cultura del Cambiamento.

La capacità di influenzare, un superpotere?

Le persone in grado di influenzare il comportamento dei propri interlocutori sono rare. Nella maggioranza dei casi, si tratta di imposizione dell’autorità e la differenza è evidente. Mentre nel primo caso le azioni e il comportamento influenzato diventano volontà, nel secondo si traducono solo in obbedienza.
Ebbene, nel Change Manager l’obbedienza non funziona, anzi è contro produttiva.
Le capacità di un Influencer efficace sono numerose: intelligenza sensoriale ed emotiva, capacità comunicative e di negoziazione, consapevolezza contestuale e culturale. Anche se apparentemente sembra essere un superpotere, la capacità di influenzare può essere appresa, allenata e trasmessa.

Con il Change Manager il cambiamento è positivo

L’Innovazione è fantastica, la tecnologia è un modo stupendo per migliorare il business, ma la cosa più importante sono le nostre persone. Devono essere coinvolte, felici, e sapere che il cambiamento è positivo anche e soprattutto per il loro lavoro” 

– Marcelo Di Rosa, Founder & MoB, Atlantic Technologies

Il nostro Founder riassume in una sola frase l’essenza del cambiamento e dell’innovazione tecnologica oggi. La figura che più di tutte è in grado di trarre il massimo valore dal cambiamento per l’azienda è il Change Manager.

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